Direttori forzati a dimettersi; giornalisti minacciati; giornali costretti a chiudere. È l’istantanea di un Paese, la Russia, nel quale fare informazione è sempre più complicato. Al panel “Media indipendenti in Russia sotto il regime di Putin”, organizzato dall’Associazione Giornalisti Scuola di Perugia, giornalisti e direttori di testate russe indipendenti hanno raccontato le difficoltà con le quali si scontrano ogni giorno, nel tentativo di fornire un’informazione libera.

Secondo l’organizzazione non governativa Freedom House, la Russia occupa il 176° posto nel mondo in quanto a libertà di informazione. «Una catastrofe» apostrofa Zygmunt Dziecilowski, giornalista e documentarista polacco che da anni segue le vicende della Russia putianiana.

«Com’è possibile – incalza Maria Makeeva, vice direttrice di TV RAIN – che questo accada nel Paese di Tchaikovskj, Tolstoj, Dostoevskij e Rachmaninov? Cinque anni fa era quasi impossibile pensare all’esistenza di media indipendenti in Russia. Noi ce l’abbiamo fatta, ma speravamo di essere i primi, non gli unici».

La marginalità dei media indipendenti è al centro del dibattito e svela un lato sensibile e molto discusso. Esito della gigantesca forza di propaganda del governo, i cui sondaggi mostrano l’86% dei cittadini schierati a favore di Putin. «Fino a due anni fa l’internet in Russia era una delle reti più libere del mondo. Ora i direttori sanno che il loro sito potrebbe essere chiuso dall’amministrazione presidenziale in una o due ore in qualsiasi momento». A parlare è Ivan Kolpakov, vicedirettore e fondatore di Meduza, sito che ha trasferito la propria sede a Riga per ragioni di sicurezza. Libera stampa russa in esilio, come è stato definito.

Su internet vivono molti dei media indipendenti russi, alcuni con sede all’estero. A Riga opera il già citato Meduza: sito d’informazione indipendente, nato dopo il forzato e molto discusso licenziamento della direttrice di Lenta.ru, il quinto portale più seguito in Europa. «Dobbiamo sforzarci di certificare le notizie – spiega il vicedirettore Ivan Kolpakov – usando tutti i mezzi possibili: dai social alla posta elettronica, tramite l’uso di mailing list che ci permettano di trasmettere anche nell’eventualità in cui il sito venisse bloccato. Gli utenti sono disorientati dalla propaganda che sta avanzando. I media tradizionali si stanno disgregando sotto l’influenza delle pressioni. Noi dobbiamo recuperare i lettori». Da Ginevra, invece, trasmette kashin.guru, il sito fondato dal giornalista Oleg Kashin, aggredito a Mosca nel 2010 e che ora, dalla Svizzera, continua a lavorare per media russi indipendenti online.

In Sala Raffaello sono state mostrate le immagine della redazione di OpenRussia, testata non registrata, finanziata da uno dei più noti oppositori politici russi e recentemente messa sotto sequestro. Foto e video che testimoniano la problematicità di fare, oggi, un giornalismo indipendente in Russia. Il futuro? «In un periodo così drammatico – afferma Zygmund Dzieciolowski, – il ruolo dei media indipendenti non potrà che crescere. Meduza, TV RAIN e OpenRussia ne sono già un esempio».

Paolo Andreatta