Quando la passione per il mestiere fa fare chilometri. Nel panel “Professione viaggiatrice”, a cura dell’Associazione giornalisti Scuola di Perugia, e moderato dalla giornalista Annalisa Fantilli, si sono confrontate reporter, fotografe e blogger, unite da un unico filo rosso: l’amore per il viaggio.

Le ospiti erano Ruth Sherlock, del Daily Telegraph, la fotografa Simona Ghizzoni e Stella Pende, conduttrice di Confessioni Reporter, trasmissione di Italia1. Tutte le ospiti con esperienza al quanto diverse. La prima, venticinque anni, in Libia per 7 mesi, poi in Libano e in Siria, entrando clandestinamente attraverso la Turchia. «Mi ero abituata a vedere morti e non mi facevano nessun effetto – ha detto – poi mi sono detta: “sono una persona terribile” e un giorno, tra i cadaveri, in un ospedale, mi sono aperta e ho pianto. Ma una giornalista che piange in una zona di guerra è una giornalista inutile». Il suo obiettivo è quello di raccontare le storie non ufficiali e non della prima linea. Proprio come fa Simona Ghizzoni,fotografa, che arriva negli scenari di guerra quando se ne vanno «le news». La Ghizzoni ha impiegato la sua vita nel raccontare le donne e i loro problemi. Poi il colpo di fulmine con le storie delle popolazioni africane e asiatiche raccontate con accurati lavori di fotografia documentaria. E le soddisfazioni sono arrivate con i premi legati al “World press photo”.

Seduta al tavolo degli speaker anche Sofia Corben, blogger, che racconta anche lei il suo “viaggio”. Lei infatti conduce una doppia vita, tassista di notte e blogger di giorno. Un blog che attinge a piene mani dalla variegata umanità che la Corben incontra durante il suo lavoro. Ma il viaggio della Corben è anche nella sua vita. Lo ha fatto affrontando una malattia, che l’ha costretta a congelare anche un contratto con una famosa casa editrice.

E in ultimo Stella Pende, che è passata da Panorama, Mixer, L’Europeo, e poi la trasmissione su Italia 1 “Confessione reporter”. Il nome della Pende però, com’è stato ricordato nel panel, è legato al fatto che fu una dei pochi giornalisti ad aver intervistato Muammar Gheddafi. «Il leader apprezzò la mia faccia tosta e si aprì, dopo un’intervista paludata e troppo politica».

Alessandro Orfei