I modi per far soldi cambiano. E le mafie s’attrezzano. Hanno avuto fiuto per il business del Texas Holdem Online, delle sale giochi, della “Darknet”, dell’eolico. Si muovono con sicumera in contesti globali e locali. Molto più rapidamente e scaltramente della nostra economia legale. La criminalità organizzata fattura 140 miliardi all’anno, il quindici per cento del Pil. Un’attività che non conosce crisi né concorrenza. Se c’è, viene liquidata manu militari. Dal fondo dello stivale, i sistemi di pensiero mafiosi di cui parlava Sciascia sono traghettati al Nord, che s’abitua in fretta a o’sistema. Aggirare le regole, cercare la scorciatoia, innalzare piramidi extra legem che scavalcano i confini nazionali. Duisburg non è un caso isolato. C’è la Milano da Bere, e il suo locale simbolo, l’Hollywood. Per diventarne il buttafuori ti devi rivolgere alla ‘ndrangheta. Sono alcuni degli stimoli venuti dall’incontro su quel Made in Italy di cui non andiamo fieri, organizzato dall’Associazione Giornalisti Scuola di Perugia e moderato da Mario Forenza, conduttore di RaiNews. I boss non sono più agricoltori trogloditi, ma colletti bianchi esperti in “relazioni internazionali” con Al Qaeda, mafia turca, signori della guerra dell’oro congolese. Come evoluti affaristi, costruiscono reti con gli strateghi, i globetrotter e gli economisti di maggior pregio, i quali mantengono ben oliato l’ ingranaggio di questo capitalismo criminale.

Serena Danna, giornalista de “La Lettura”, domenicale del Corriere della Sera, ha scritto Prodotto interno mafia, libro che dà il nome all’incontro. La Danna cerca di ritrarre la mafia contemporanea, che “ha capito prima dei politici le enormi potenzialità della globalizzazione”. Un esempio è stato il momento dell’introduzione dell’euro, che, involontariamente, è stato mezzo di riproduzione per le cosche in tutt’Europa. Giovanni Tizian, cronista della Gazzetta di Modena, autore di Gotica, racconta che “Nel Nord Italia troviamo clonate le stesse dinamiche e gli stessi personaggi tipici della mia regione, la Locride. Ho cominciato a scavare e ho capito che il Sud è stato spolpato dalla mafia e le ricchezze sono finite al di là della linea gotica, per dialogare con le amministrazioni locali”. Per quello che scrive, Tizian è minacciato dalla ‘ndrangheta e da dicembre vive sotto scorta.

Federico Varese è docente di criminologia all’università di Oxford. Esperto di mafie orientali, ha scritto The russian mafia, dove tra l’altro spiega come i boss russi siano stati attirati negli anni Novanta dal business romano perché la Capitale era ancora incontaminata dalle mafie nostrane. Ma parla anche dell’ultima frontiera imprenditoriale della criminalità, “Darknet”. Un web proibito che vende porno estremo, droghe e armi usando una valuta virtuale, la “bitcoin”, che manda in tilt i sistemi investigativi delle polizie.

Ci parla invece del business del videopoker Flaviano Masella, giornalista d’inchiesta di RaiNews. Un esempio che fa è quello del Texas Holdem, specialità della ‘ndrangheta. Le organizzazioni criminose s’avvalgono di trucchetti, come quello di usare utenti che perdono sempre, sistema per riciclare denaro sporco. Ma anche per fare cassa. Il gioco online ha fruttato ben 79 miliardi di euro nel solo 2011, e dallo Stato sono stati trattenuti per le concessioni 8.7 miliardi. Il resto è inquinato da imprese “strane”. Lombardia ed Emilia Romagna sono stracolme di società di slot machines e videoslot mafiose, che coltivano l’obiettivo di arrivare a gestire le concessioni.

All’incontro è stata ricordata la recente istituzione di una Commissione parlamentare antimafia europea, di 45 membri dei quali 6 italiani, presieduta dalla deputata siciliana dell’Idv Sonia Alfano. L’obiettivo è ambizioso, arrivare a un testo unico sul fenomeno mafia e a una gestione centralizzata da parte delle polizie nazionali. Giovanni Tizian è ottimista: “La mafia è una realtà europea e le istituzioni Ue hanno molto da imparare dalla legislazione antimafia italiana”.

Laura Cervellione