Rom e Media: giornalisti in “formazione” per “informare senza pregiudizi”

Roma – Formare i giornalisti perché l’opinione pubblica abbia una informazione veritiera, senza pregiudizi e luoghi comuni sui circa 150.000 Rom che vivono in Italia. E’ questo lo scopo del seminario in corso oggi a Roma (nella sede della Federazione nazionale della stampa), la prima di tre giornate in diverse città italiane organizzate dall’Associazione giornalisti scuola di Perugia, nell’ambito della Campagna “Dosta!” promossa dal Consiglio d’Europa e coordinata e finanziata dall’Unar (Ufficio nazionale antidiscriminazioni razziali).

“Dai dati che abbiamo – ha detto Massimiliano Monnanni, direttore dell’Unar – i Rom e i Sinti sono in cima alle classifiche del pregiudizio e della discriminazione”. Per questo a tutti i giornalisti “è richiesto di non prestarsi a campagne devastanti”, ha aggiunto Roberto Natale, presidente Fnsi, rispettando il codice deontologico della “Carta di Roma” su migranti, richiedenti asilo e rifugiati, da due anni inserito anche nell’itinerario formativo per l’esame professionale. Per Natale è importante “che la società civile segnali gli abusi compiuti dai giornalisti”. Anche Paolo Butturini, segretario dell’Associazione Stampa Romana ha auspicato una ripresa del dibattito sull’inserimento di “sanzioni vere” per chi viola la “Carta di Roma” e ha proposto la pubblicazione di un vademecum per giornalisti con informazioni sui Rom.

Tanta è infatti la mancanza di conoscenza nei confronti di un popolo fatto di tanti popoli (Rom, Sinti, Camminanti, Kalé, Manouches, Romanichels) il cui unico elemento unificante è la lingua declinata in tanti dialetti, chiamati erroneamente “nomadi” (ma il 70% è oramai da decenni stanziale), che rifiutano la parola “zingari” perché considerata denigratoria. Di questa realtà complessa è diversificata ha parlato Marco Brazzoduro, docente di politiche sociali all’Università La Sapienza di Roma, denunciando, inoltre, “un grave problema giuridico” per i Rom provenienti dalla ex Jugoslavia: “Sono nati e vivono in Italia ma sono considerati extracomunitari. Non avendo la cittadinanza sono soggetti ad espulsioni”. Per questi “cittadini invisibili” e “senza diritti”, ha affermato Brazzoduro, “basterebbe un articolo di legge, e risolvere la situazione con il buon senso”. Anche i Rom della Romania (circa 5000 a Roma), ha precisato, “sono quelli che vivono peggio, in ‘luoghi dell’orrore’ senza acqua, luce, servizi igienici, perché è mancata totalmente una politica di accoglienza”.
Una delle soluzioni ai tanti disagi è la scolarizzazione, visto che “circa la metà della popolazione Rom in Italia è in realtà costituita da bambini”, ha ricordato Paolo Ciani, della Comunità di S. Egidio, per cui “quando si grida all’emergenza si rischia di cadere nel ridicolo”.

Per migliorare il successo scolastico dei bambini Rom si può rispondere con alcune proposte, elencate da Ciani: “borse di studio, scolarizzazione precoce, sostegno allo studio, dare la possibilità a chi frequenta la scuola di ottenere più facilmente i documenti di identità, incentivare il trasporto pubblico”.
Tra le testimonianze positive riportate al seminario, quella di Matilde Caraballese, Presidente dell’Associazione “Occhio del riciclone Campania”, che ha fornito le cifre dell’economia Rom connessa con la raccolta e il riuso dei rifiuti: un giro d’affari che solo a Roma vale 10 milioni di euro (il valore dei beni recuperati dai cassonetti capitolini) ed impiega oltre 2 mila persone in 572 micro-imprese. Caraballese ha proposto una particolare “isola ecologica” basata sul riuso, per risolvere in parte il problema occupazione dei Rom ed evitare gli sprechi di rifiuti. Alcuni consigli ai giornalisti sono stati dati da Dijana Pavlovic, attrice e vicepresidente della “Federazione Rom e Sinti insieme”, che ha esortato l’Ordine “ad essere più severo con gli operatori dell’informazione che istigano all’odio razziale”.

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