Un servizio pubblico per l’Europa: da Euronews a Radionews

Solleva polemiche la proposta di Antonio Preziosi, direttore di Radio Rai Uno, di fondare una radio pubblica europea che abbia un’identità maggiormente caratterizzata rispetto al progetto attualmente esistente, la Euranet.

Durante la conferenza che si è tenuta venerdì pomeriggio presso la Sala Raffaello dell’Hotel Brufani, sono intervenuti i vice presidenti del Parlamento europeo Roberta Angelilli e Gianni Pittella insieme al rappresentante della Commissione europea Thierry Vissol, all’assistente segretario generale della European Broadcasting Union a Ginevra Giacomo Mazzone e alla giornalista di Rai Parlamento Anna Piras, che ha moderato l’incontro.

Secondo quanto riportato da Pittella, Euranet lascerebbe perplesso anche il presidente José Manuel Barroso, che avrebbe lamentato la sua frammentazione, visto che «tale progetto consiste nell’unione di tante sigle che non condividono nemmeno il palinsesto». Affermazione, questa, che ha suscitato alcune reazioni discordi in sala.

Il progetto annunciato da Preziosi, che ancora deve essere definito nei dettagli dal vice direttore di Radio Rai Uno Vittorio Argento, consisterebbe nella realizzazione di una radio pubblica – probabilmente sul web – in più lingue e con palinsesto unificato, incentrato su programmi di cultura e informazione europea 24 ore su 24. Ciò che la distinguerebbe da Euronet sarebbe principalmente la proposta di una linea editoriale veramente europea, lontana dall’essere una semplice sommatoria delle esperienze nazionali. «Si potrebbero inserire giornali radio, approfondimenti, spazi di interazione e persino intrattenimento», ha detto Preziosi.

Tale progetto potrebbe vedere proprio nella Rai il principale playmaker. Ma ci sono due problemi fondamentali sollevati durante l’incontro: il primo riguarda l’audience, ovvero a chi dovrebbe rivolgersi una radio che tratta in maniera specifica di tematiche che finora hanno riscosso poco interesse anche sui media nazionali; il secondo riguarda invece i costi e la possibilità di trovare finanziamenti.

Per il primo punto, è stata Angelilli a sostenere che ci sia in giro «un’esigenza di informazione europea». La vice presidente del parlamento ha dunque accolto la proposta e, senza fare promesse, si è impegnata a esplorare tutte le strade possibili per dare vita al progetto e trovare i finanziamenti necessari a farlo partire.

«Una radio europea ci permetterebbe di colmare quel deficit democratico che si riscontra oggi in Europa: un divario che allontana i cittadini dalle istituzioni e che non permette la vera fondazione di un’identità europea», ha dichiarato Pittella.

Qualche dubbio è stato sollevato da Mazzone, il quale ha suggerito di partire dall’esperienza accumulata nel progetto già esistente di Euronews, che è un marchio già noto ed è – tra l’altro – «un progetto fortemente voluto dalla Rai». Secondo Mazzone, inoltre, si sta lavorando in un periodo favorevole, visto che dal 2013 sarà reso disponibile uno stock di frequenze che potranno essere applicate anche a progetti paneuropei e nel 2014 ci saranno le elezioni, che punteranno certamente a spingere tutti i canali mediatici.

Perplesso invece Vissol, che ha evidenziato i possibili costi del progetto, precisando inoltre che – diversamente da quanto era stato detto – Euronet prevede un coordinamento giornaliero. «I costi sono limitati: probabilmente molto più di quanto possiamo immaginare!», ha ribattuto prontamente Preziosi. «Considerata la condizione di austerity – ha aggiunto – potremmo partire con un progetto pilota, per poi svilupparlo man mano».

Mentre intanto si attendono i dettagli del progetto, i vice presidenti Angelilli e Pittella inizieranno a valutare insieme ai loro colleghi se esistono le prospettive per portarlo a compimento.

Enrico Santus